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Le volpi di André Romão alla Galleria Umberto Di Marino

La Galleria Umberto Di Marino presenta, mercoledì 9 Giugno 2021, la terza mostra personale di André Romão, Le volpi.

Il titolo della mostra nasce dalla passione di André Romão per la tradizione letteraria cinese del racconto fantastico e mitologico (specialmente dei periodi Ming e Qing) spesso ambientato in luoghi misteriosi e ultraterreni, popolati da fantasmi e volpi.
In questo filone narrativo la figura della volpe trascende le caratteristiche biologiche dell’animale e, antropizzata, può interagire con l’uomo, flettendo la barriera tra l’umano e il non umano in maniera più accentuata rispetto alla letteratura occidentale.

Nella tradizione orientale le volpi sono maestre dell’illusione e della trasfigurazione, ma anche una sorta di esseri alieni; un ingegnoso stratagemma letterario per trattare la sessualità, eludendo i limiti imposti dalla società. In questa forma ibrida, gli spiriti delle volpi valicano i limiti di specie, genere e classe, esprimendo desideri e ansie propriamente umane e divenendo esseri in grado di attraversare natura, civilizzazione e ultraterreno trasversalmente.

Il ciclo di sculture pensato per la mostra cerca di sfocare intenzionalmente la linea di demarcazione tra letterario e scultoreo, esplorando l’ibridazione dei corpi, la contaminazione tra forme artificiali e naturali e indagando la vitalità di materiali apparentemente inanimati. Le opere incarnano l’idea che André Romão ha di mutazione, adattamento, resistenza, stranezza, per concepire una fluidità senza confini tra Uomo e Natura, animale, minerale e vegetale, entità spirituale (astratte) e abitanti reali della terra. Come in Posters (2021), un frammento di Sant’Egidio e la cerva dell’anonimo fiammingo Maître de Saint-Gilles che potrebbe rappresentare il manifesto di questo patto tra entità differenti.

La giustapposizione di elementi diversi, alcuni appropriati, altri prodotti dall’artista, sullo schema di composizione dell’oggetto-poesia e della poesia oggettuale, produce lavori che incorporano tecniche da discipline differenti, come la scrittura Haikai – dove l’inconciliabile e il contrasto vengono forzati insieme per distruggere le aspettative del lettore – o come la tecnica agricola dell’innesto – una via di ibridazione e produzione di nuova vita. L’opera Innesto (2021) ne è un chiaro esempio: un frammento di una scultura quasi distrutta viene innestato in un ramo di un albero pronto alla fioritura, donandogli una nuova vita. In un lungo processo di decadimento fisico, il frammento seicentesco ritorna a essere legno, stanco della sua condizione corporea.
Sonnambula (2021) è una scultura formata da centinaia di gusci di cozze, una pelle d’animale surreale emerge dal muro, come un risveglio nel bel mezzo di un sogno, mentre è ancora in atto la muta.

In Fox Song (2021), una bocca si cristallizza nel mezzo di un canto, come vittima di un incantesimo.
Invece, con Heavy foot (2020) André Romão richiama il mito di Dafne. La scultura germoglia e fiorisce, metà morta e metà viva, elemosinando cure per mantenere in vita la parte vivente. Gambi e rami diventano ossa.

L’illusione trascende il corpo della volpe estendendo il suo spirito a tutto ciò che impiega e tocca: le loro opulente dimore si rivelano tombe, I loro abiti e I loro regali divengono foglie, il loro vino torna a essere urina. 
Rania Huntington, Alien Kind, 2003, Harvard University Asian Center

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