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“Re_st_Art”, una collettiva al PAN promossa da mood project

Aprirà il 17 giugno 2021, alle ore 17, negli spazi del PAN – Palazzo delle Arti di Napoli, in via dei Mille 60, “Re_st_Art”, in collaborazione con l’Assessorato all’Istruzione, alla Cultura e al Turismo del Comune di Napoli, la mostra collettiva ideata e promossa da “mood|project”, ampio progetto di galleria diffusa, curato da Dino Morra e sviluppato per ripensare alle esigenze organizzative e alle modalità fruitive degli spazi espositivi. Alessio Ancillai, Sveva Angeletti, Alessio Barchitta, Fabrizio Cicero, Ola Czuba, Alessandro Dandini de Sylva, Veronica Montanino, Sonia Riccio, sono gli artisti coinvolti per questa occasione, che rappresenta un momento di ripartenza per l’arte e la cultura dopo il lungo periodo di chiusure forzate imposte dall’emergenza Covid-19.  Ma “Re_st_Art” sarà anche il primo atto di un nuovo capitolo nella storia di “mood|project” che, nei prossimi mesi, pur mantenendo la sua vocazione itinerante, si riorganizzerà in una sede stabile, il cui programma sarà annunciato prossimamente.

 

Re_st_Art: il percorso espositivo

Allestita in tre sale del PAN, ognuna dedicata a un termine specifico, “Essenza”, “Assenza”, “Silenzio”, la mostra è caratterizzata da un libero dialogo tra linguaggi eterogenei, dalla pittura alla scultura, dal video alla fotografia. Armonizzate dalla condivisione del contesto della contemporaneità più stringente, da un comune impulso poetico nell’affrontare le questioni, i concetti e le motivazioni della nostra epoca, le opere scandiscono il percorso espositivo attraverso un accentuato ritmo visivo che procede per assonanze ma anche per contrasti. Tra materiali e pigmenti, superfici e profondità, analisi e sintesi, “Re_st_Art” segna una ricognizione di alcune delle tendenze visive più aggiornate dell’arte contemporanea, lungo un arco ideale che va dal rigore della linea minimale alla deflagrazione delle forme.

Nella prima sala sono esposti i lavori che, in maniera differente, esplorano il tema dell’Essenza. In Shadow Light (2019, olio su juta trattata, LED), Alessio Ancillai fa interagire la realtà fisica diafana della luce con la consistenza materica della pittura, generando un paesaggio onirico e dalle coordinate dilatate, in cui il tempo interno dell’opera assume le sembianze dell’espressione diretta del pensiero.

 

 

Un universo “esploso”, strabordante di forme e colori, per contraddire gioiosamente la rigidità della razionalità, quando è portata ai suoi limiti estremi e diventa negazione dell’altro: così Veronica Montanino presenta Rigoroso (2021, tecnica mista su tela), opera di una serie con la quale l’artista intende disordinare l’ordine, ordinare il disordine.

Incentrati sugli stati d’animo provati durante i mesi più difficili del lockdown, i lavori pittorici di Sonia Riccio della serie Untitled colors, esposti in questa occasione, esprimono paura e rabbia ma anche forza e leggerezza, sentimenti e sensazioni contrastanti che hanno popolato la nostra quotidianità e che qui assumono le sembianze di elementi geometrici spigolosi, accolti da ampie campiture ariose.

Sul contrasto tra la funzione e l’estetica, tra la forma e l’aspettativa, gioca letteralmente Kick Me, l’opera di Alessio Barchitta, un pallone da calcio che, composto da un patchwork di piastrelle, da una parte nega la sua consueta applicazione ludica, dall’altra dà una nuova vita e una interpretazione inedita a un elemento domestico, comunemente usato per i rivestimenti di interni.

Sulle diverse declinazioni dell’Assenza insistono i lavori presentati nella seconda sala, interamente dedicata al video e alla fotografia. In Controtransfert (2016, videoinstallazione, due monitor, senza sonoro, loop), Ola Czuba propone la visione parallela di due luoghi apparentemente separati e popolati da due performer, un uomo e una donna, che, transitando da uno spazio all’altro come spinti da una corrente di pensieri e di gesti, lasciando interagire i loro corpi in un unicum coreografico di movimenti e di atteggiamenti, superano il confine che separa i due schermi.

Dando una prosecuzione visivamente suggestiva al noto detto “Tra il dire e il fare”, che è anche il titolo dell’opera (2018, installazione video, loop), Sveva Angeletti ci mette di fronte alla profonda e, in fondo, romantica ambiguità dell’immagine: un paesaggio marittimo viene suddiviso e raddoppiato, invertito e specchiato, mentre le onde, ripetendosi in un loop virtualmente infinto, impartiscono alla prospettiva un canone sfuggente.

Una voragine oscura si apre in un conglomerato di rocce e scogli dai margini frastagliati, modellati dal vento, dall’acqua, dal tempo. Questo paesaggio naturale è poi immediatamente negato oppure, al contrario, sottolineato, da un campo bianco di vuoto non neutrale. In Untitled (Hole #1095), (2016, stampa a getto di inchiostro, vetro, legno), grande stampa fotografica di Alessandro Dandini de Sylva, due differenti regimi visivi trovano un’occasione di coesistenza, componendo un’immagine che rimane sospesa, irrisolta.

A chiusura della mostra, nella terza sala, una interpretazione del Silenzio. Nel video di Fabrizio Cicero, la parola Application (video, 6’19’’) si consuma lentamente nel fuoco, trovando però nuova vita sotto un’altra forma e suggerendo la possibilità di un tempo fragile, prezioso, distante dalla caotica e ossessionante ciclicità produttiva della quotidianità.

 

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