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Marina Abramović, 7 Deaths of Maria Callas al San Carlo

Marina Abramović, Deaths of Maria Callas al San Carlo

The Seven Deaths of Maria Callas
by Marina Abramovic
Photograph by MARCO ANELLI © 2019
Los Angeles, October/2019

Le tre anime di Marina: eroica, spirituale , libera

“Amo il San Carlo, Maria Callas e Napoli”

A fine spettacolo un messaggio per  la pace  in Ucraina. In prima nazionale al Teatro di San Carlo dal 13 al 15 maggio.

“Amo il San Carlo, amo Maria Callas e amo Napoli”, con queste parole Marina Abramovic apre la conferenza stampa che si è tenuta nel Foyer del Massimo napoletano.

Marina Abramović, per la prima volta al Teatro di San Carlo è protagonista di 7 Deaths of Maria Callas, opera di cui è autrice e interprete, dedicata all’indimenticabile soprano greco che ancora oggi affascina il pubblico di tutto il mondo.

Lo spettacolo, in prima nazionale, sarà in scena dal 13 al 15 maggio e si concentra su ciascuna delle morti sul palco della Callas che di volta in volta è Carmen, Floria Tosca, Desdemona, Lucia, Norma, CioCio-San, Violetta Valery.

Marina Abramović, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha parlato del suo rapporto con il Lirico e la città. “Ho un sodalizio artistico molto consolidato con Napoli fin dagli anni ’70 – afferma la Abramović , questa città mi ha sempre dato la possibilità di presentare lavori che sono diventati capisaldi della mia carriera. Quando è arrivato l’invito del San Carlo per 7 Deaths of Maria Callas mi sono sentita estremamente onorata e fortunata per l’importanza storica di questo Teatro.  Questo mio progetto a cui ho pensato per oltre venti anni, non poteva trovare casa migliore”.

Poi Marina Abramović, nel corso della conferenza stampa , ha raccontato come è nata la sua passione per  Maria Callas: “La mia  storia con la Callas inizia molti anni fa, quando avevo14 anni sedevo nella cucina di mia nonna che aveva sempre la radio accesa: tra belle e cattive notizie, musica folk, musica classica, ad un certo punto ascolto una voce: ricordo di essermi alzata in piedi ed essermi messa a piangere. Non avevo idea di chi fosse quella voce, era una voce di donna e lo speaker disse che si trattava di Maria Callas. E’ stata la prima volta che l’ho ascoltata e ricordo la mia reazione di profonda emozione a quel canto. E il resto è storia. Più avanti ho trovato tante similarità tra la mia vita e la vita della Callas. Entrambe abbiamo avuto madri forti, estremamente ambiziose, che un po’ ci hanno rubato l’infanzia spingendoci verso la nostra carriera. E poi il suo grande sentimento per Onassis, il suo grande amore, fino alla morte di crepacuore. Nella mia vita è successo qualcosa di simile, il mio lavoro mi ha salvata. E’ per questo che ho voluto fare questo omaggio alla Callas, morta a soli 53 anni tragicamente come gran parte delle protagoniste donne delle opere da lei cantate”.

Sul cambiamento intervenuto nelle sue performance nel tempo, dagli anni 70 ad oggi, Abramović ha sottolineato che “non c’è una sola Marina, perché tutti noi come esseri umani non siamo solo una entità, siamo fatti di tante anime ed è importante dare spazio alle tante parti che compongono il nostro io, la nostra personalità. Io potrei identificare quasi tre Marina’: la Marina eroica, sprezzante del pericolo che si spinge ai limiti, la parte radicale di me; la Marina spirituale, che ama stare nei monasteri a meditare senza parlare con nessuno per periodi di tempo molto lunghi; la Marina incredibilmente curiosa di tutto ciò che non ha mai fatto prima, che vuole essere totalmente libera, che vuole fare qualsiasi cosa abbia voglia di fare in questa vita!.

In riferimento alla guerra in Ucraina, Marina Abramović si è soffermata sul ruolo dell’artista che ha la  responsabilità di partecipare attivamente a quel che accade nel mondo e prendere posizione. Dopo solo sei ore dallo scoppio della guerra ha detto Abramovicsono stata la prima artista a lanciare il mio messaggio di vicinanza completa all’Ucraina. Pochi mesi prima dello scoppio della guerra ho fatto un progetto per Babyn Yar, su richiesta di Zelensky che ha chiesto a degli artisti di commemorare l’olocausto del 43 e ho creato un grande muro nero lungo 40 metri con dei cristalli conficcati dentro e l’ho chiamato Crystal Wall of crying. Pochi mesi dopo l’inaugurazione la torre televisiva vicino a quell’installazione è stata bombardata, l’opera è rimasta intatta e se questo muro per miracolo resisterà alla guerra,  avrà la funzione di servire due memorie, la memoria dell’olocausto mondiale e quella della invasione russa di oggi.

Poi ha aggiunto: “Alla fine di ogni show chiedo sempre al pubblico di avere un pensiero per l’Ucraina”. Le fa eco il Sovrintendente Stéphane Lissner che ha confermato che il messaggio di pace  di Abramović chiuderà anche lo spettacolo al San Carlo.

Marina Abramović ha detto ancora Lissner – rappresenta oggi la massima espressione vivente della identificazione tra arte e vita, così come Maria Callas ha incarnato questa unione, diventando un’icona di tutti i tempi. Fa parte della nostra missione come teatro pubblico, ospitare sul palcoscenico del teatro, i grandi artisti del nostro tempo, e questa performance di Marina Abramović risuona nel nostro sentire, anche attraverso un altro artista quale Willem Dafoe.  In palcoscenico inoltre – prosegue Lissner – il pubblico potrà rivivere i momenti musicali più intensi che hanno scandito la vita artistica della Callas attraverso le voci di sette interpreti della scena internazionale”. 

Con 7 Deaths of Maria Callasafferma il direttore generale Emmanuela Spedaliere si rinnova il forte legame tra il Teatro San Carlo e l’arte contemporanea. Un legame significativo già a partire dagli anni 50 con Erté e Prampolini che continua con Ricci, Luzzati e Purificato e ancora con Manzù e Rauschenberg fino a Kiefer, Paladino, Paolini, Kentridge, Adami, Ontani, Marden, che ci hanno accompagnato in questi anni. Le collaborazioni tra artisti e opere dei maggiori drammaturghi,compositori e coreografi di ogni tempo hanno segnato le Stagioni più brillanti dal ‘900 ad oggi rendendo unica la nostra storia teatrale”.

Alla conferenza stampa ha partecipato anche il direttore d’orchestra Yoel Gamzou che ha sottolineato l’importanza  delcast di Napoli con 7 interpreti vocali diverse da quelle delle altre rappresentazioni europee conferendo allo spettacolo una ulteriore unicità.

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