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La cultura al fianco del Festival delle Donne con Roberto Nicolucci e Annamaria Colao

La cultura al fianco del Festival delle Donne con Roberto Nicolucci e Annamaria Colao

L’estate si apre a Napoli sotto gli auspici migliori in nome del bene prezioso per eccellenza: la Salute. Ma da un osservatorio centrale e cruciale per noi tutti come quello femminile. ‘Donne. Il Festival della Salute e del Benessere femminile’ ha preso il via il 23 giugno, promosso dalla Cattedra Unesco della Federico II per la salute e l’educazione allo sviluppo sostenibile presieduto dalla professoressa Annamaria Colao. Si tratta di una bellissima notizia, non fosse altro perché la conoscenza dello sviluppo delle malattie nei soggetti femminili è assai meno progredita che in quelli maschili. Duole doverlo ammettere, ma la discriminazione tra i sessi non tocca solo l’ambiente sociale e lavorativo, ma anche la prevenzione. Occorre che la partita doppia uomo donna si riqualifichi, finalmente, lungo un canale unico anche per quanto riguarda la salute. E la Roberto Nicolucci editore, nata da pochi mesi ma già in prima fila nei programmi civili e culturali della città, non poteva far mancare il suo sostegno all’iniziativa.

«Volevamo e dovevamo esserci – ha tenuto a dire il Professor Nicolucci – perché Donna è il modo in cui ci appare il mondo, la sua parte migliore e più arricchente. L’universo è Donna, sebbene si coniughi al maschile. Anche per ragioni private familiari sono più che sensibile al valore di questi tre giorni di educazione e informazione: la prevenzione è fondamentale e basta spesso a salvare la vita a molte. Mi auguro – ha aggiunto Nicolucci – che iniziative come questa ne sollecitino mille altre. Faccio lo storico d’arte e l’immagine della donna mi ha formato e aiutato a crescere nel mestiere. Perciò, a mo’ di mazzolino di fiori, ho scelto, tra le migliaia di opzioni possibili, due dipinti che mi sembrava potessero prestarsi a fondale beneaugurante per questo festival a Napoli e da Napoli. Si tratta di due dipinti lontanissimi nel tempo:

nel primo, la Maestà d’Ognissanti di Giotto, la Madonna è una ragazza del popolo (e sotto il velo bianco s’intravede un seno tenerissimo, il primo autentico dell’arte italiana); nel secondo quadro, Maternità di Severini – un maestro, anch’egli toscano ma del Novecento – vediamo una donna impegnata nel gesto più naturale e insieme più sacro del mondo. Giotto e Severini.

 

Due capolavori diversi ma speculari. La Madonna di Giotto che si scopre donna. La donna di Severini che diventa Madonna. Ora – conclude Roberto Nicolucci – tocca pensare alla loro salute e informarle su come salvaguardarla».

 

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