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Guilherme Almeida alla Ribot gallery di Milano fino all’11 febbraio

RIBOT annuncia che la mostra Que seja o reflexo di Guilherme Almeida è prorogata fino a sabato 11 febbraio.

Curata da Oliviero Falconi e Manuela Parrino, la primapersonale in galleria dell’artista brasiliano presenta una serie di lavori inediti e concepiti per questa occasione espositiva.

 

In mostra due cicli pittorici accomunati dalla presenza della figura umana: ONEGRO e Destruição dos Mercados. Si tratta di una serie di ritratti eseguiti con colori acrilici stesi con decisione così da conferire una particolare matericità al quadro.

 

Il piano superiore ospita la serie di opere intitolate ONEGRO: ritratti di gruppi o di coppie colti in momenti “leggeri”, di svago, di divertimento, di affetto. Sono generalmente persone conosciute dall’artista, corpi che emergono dai ricordi d’infanzia dello stesso Almeida, come a voler idealmente comporre un album familiare. Al piano inferiore i dipinti del ciclo Destruição dos Mercados I, iniziato nel 2019, opere realizzate su pagine di giornale e dedicate in prevalenza a personaggi famosi nell’ambito della cultura brasiliana. In questa seconda serie i volti e i corpi sono dipinti sopra gli annunci, le notizie e le pubblicità: i ritratti inusuali e iconici occupano così gran parte della pagina oscurando i contenuti e riportando al centro il proprio essere.

 

Che siano noti oppure no, i personaggi che Almeida dipinge hanno dei curiosi aspetti in comune. Nessuno di questi ha occhi definiti, piuttosto macchie tondeggianti e scure, tutti presentano una splendente dentatura dorata e appaiono definiti da una linea di contorno nera e netta che semplifica e universalizza le forme. Questi dipinti si collocano in una dimensione artistica memore dell’immaginario pop, ma anche delle ricerche nate a cavallo tra anni Novanta e Duemila che hanno saputo generare un nuovo rapporto tra la pittura, la scultura e la cultura urbana. È in queste ricorrenze che troviamo il senso del lavoro dell’artista, il messaggio sotteso alla sua pittura così universale eppur saldamente radicata in un contesto socio-culturale preciso. Queste figure rappresentano al contempo se stesse e tutta la loro comunità, con l’intento di superare i luoghi comuni attraverso cui la cultura brasiliana è nota ai più e di proporre una storia nuova. I “sorrisi dorati” sono invece lì a ricordare le vicende del passato, un riferimento sottile alla drammatica storia di schiavitù che il popolo brasiliano ha attraversato e da cui intende emanciparsi.

 

Il sorriso è anche il tema dello special project creato in occasione della mostra: otto piccoli dipinti dedicati a questa particolare azione che rimanda alla barbara consuetudine degli schiavisti, soliti valutare le proprie vittime sulla base della qualità dei denti e, al contempo, fa immaginare un futuro di riscatto.

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