Alla galleria Acappella la mostra di Leonardo Devito ‘A letto con mille pensieri’
Mercoledì 30 aprile alle 19 inaugurazione alla galleria Acappella della mostra di Leonardo Devito ‘A letto con mille pensieri’ (fino al 1.06 2025)
Per definire un classico, la cultura occidentale guarda all’antico e alla tradizione. Non sempre tuttavia i classici sono antichi e tradizionali.
Il costume della Gentildonna con gallo di Massimo Stanzione è tradizionale.
Il cappello di Melania Trump, all’insediamento di Donald II, è un classico né antico, né tradizionale. Il nostro senso della classicità valuta la differenza tra il tradotto e il tradito.
Quando si parla di ritorno al classico, capita di confondere il classico con il classicismo. Classico e tradizione non sono una determinazione di tempo, ma un fatto puramente spirituale. È impossible tornare al classico, perché ogni epoca vuole il classico suo, una volta raggiunta la maturità. Il cappello di Melania traduce in simbolo la coscienza matura del realismo capitalista.
Da questo punto di vista, è significativo che l’iniziazione alla maturità sia il tema centrale del ciclo di lavori che Leonardo Devito presenta con il titolo di A letto con mille pensieri.
Al di qua del remake e del revival, della citazione o della parodia, l’estetica del realismo capitalista deve avverarsi nel continuo détournement della fine della storia. La scuola della nuova pittura contemporanea elabora il lutto della realtà storica, rinegoziando la propria relazione con il canone dei classici; una scuola che ama riconoscersi in un impulso di fraternità, piuttosto che nel corpus avanguardista del manifesto di intenti e della normazione dello stile. È stato per esempio già chiarito come Louis Fratino sia un cubista americano del ventunesimo secolo, che iscrive in una forma “tradizionale” i contenuti “contemporanei” dell’auto-rappresentazione identitaria.
Leonardo Devito sintetizza il suo vocabolario visivo dalla lezione dell’avventura novecentista italiana, nel senso di quella precisa verosimiglianza in atmosfere di stupore lucido, annunciata con chiarezza dal San Giorgio di Pisanello a Verona, oltre che, in blocco, dal triumvirato del Quattrocento di Masaccio, Mantegna e Piero. Davanti al libro dei maestri, Devito cerca il miracolo avventuroso di una vita quotidiana e normale.
Il profilo delle figure, la scelta tonale degli incarnati, l’adozione di una prospettiva multifocale, giocano la posa del distacco ironico in una mistica eterodossa, di dominio della magia sui fenomeni della natura. Così l’arte realistica di Devito germoglia su una superficie che sarebbe a tutti gli effetti inconciliabile con il realismo pittorico. Essa attinge all’attributo essenziale del classico, dunque alla capacità di esprimersi non solo con la propria generazione nel sangue, ma con il sentimento che tutta l’arte “ha una simultanea esistenza e forma un ordine simultaneo”. Rispetto a un artista che sceglie di rivelarsi nel rito di passaggio dall’adolescenza all’età adulta, interessa quindi la maturità di contenere l’affermazione individualistica nella verità temporale e atemporale di una tradizione.
Su queste note, si apre la via alla calma fuga in avanti dei nuovi classici.
Ernesto Tedeschi
ACAPPELLA
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